La salvaguardia delle foreste ha un punto focale nell’applicazione della selvicoltura sistemica e nella conservazione della biodiversità. Il legno morto viene espressamente citato e politicamente riconosciuto nella MCPFE tra gli indicatori adottati per la Gestione Forestale Sostenibile ed è un importante strumento per valutare e monitorare la biodiversità. Tra i parametri utili alla definizione della vetustà di un popolamento forestale, ci si interroga sul ruolo che può assumere il legno morto nell’individuazione del grado di vetustà, considerata l’assenza in letteratura di una chiara ed univoca definizione di foresta vetusta per l’elevata diversità riscontrabile sia tra aree geografiche differenti che nell’ambito di una medesima area. Si riporta un caso studio connesso alla realizzazione del Piano di Gestione del «Bosco Pennataro», area forestale montana di elevato valore naturalistico localizzata in Molise, già interessante per la definizione dei rapporti tra Quercetalia pubescentis e Fagetalia sylvaticae. Il legno morto è stato valutato quali-quantitativamente in aree rappresentative delle tipologie forestali più diffuse: Cerreta mesofila e Faggeta bassomontana su calcari, associando i risultati ottenuti a considerazioni sull’eventuale presenza di soprassuoli vetusti nell’area in questione. È emerso come il legno morto possa essere un ottimo indicatore del grado di vetustà di un popolamento forestale, ma anche uno strumento per comprendere la fase evolutiva in cui si trova, rendendo visibili ed interpretabili le caratteristiche ecologico-funzionali possedute in passato e la loro evoluzione nel tempo. Il «Bosco Pennataro», pur non essendo considerabile un’area caratterizzata da una vetustà tipica, specialmente se raffrontato ad altre realtà forestali non solo nazionali, presenta situazioni locali di interessante valore in relazione alle dinamiche evolutive naturali ed è evidente come l’area sia candidata ad evolvere verso la vetustà in tempi ragionevoli.

Analisi quali-quantitativa del legno morto in soprassuoli non gestiti: il caso di “Bosco Pennataro” (Alto Molise) / Marchetti, M; Lombardi, Fabio. - In: L'ITALIA FORESTALE E MONTANA. - ISSN 0021-2776. - 4:(2006), pp. 275-302. [10.4129/ifm.2006.4.03]

Analisi quali-quantitativa del legno morto in soprassuoli non gestiti: il caso di “Bosco Pennataro” (Alto Molise)

LOMBARDI, Fabio
2006-01-01

Abstract

La salvaguardia delle foreste ha un punto focale nell’applicazione della selvicoltura sistemica e nella conservazione della biodiversità. Il legno morto viene espressamente citato e politicamente riconosciuto nella MCPFE tra gli indicatori adottati per la Gestione Forestale Sostenibile ed è un importante strumento per valutare e monitorare la biodiversità. Tra i parametri utili alla definizione della vetustà di un popolamento forestale, ci si interroga sul ruolo che può assumere il legno morto nell’individuazione del grado di vetustà, considerata l’assenza in letteratura di una chiara ed univoca definizione di foresta vetusta per l’elevata diversità riscontrabile sia tra aree geografiche differenti che nell’ambito di una medesima area. Si riporta un caso studio connesso alla realizzazione del Piano di Gestione del «Bosco Pennataro», area forestale montana di elevato valore naturalistico localizzata in Molise, già interessante per la definizione dei rapporti tra Quercetalia pubescentis e Fagetalia sylvaticae. Il legno morto è stato valutato quali-quantitativamente in aree rappresentative delle tipologie forestali più diffuse: Cerreta mesofila e Faggeta bassomontana su calcari, associando i risultati ottenuti a considerazioni sull’eventuale presenza di soprassuoli vetusti nell’area in questione. È emerso come il legno morto possa essere un ottimo indicatore del grado di vetustà di un popolamento forestale, ma anche uno strumento per comprendere la fase evolutiva in cui si trova, rendendo visibili ed interpretabili le caratteristiche ecologico-funzionali possedute in passato e la loro evoluzione nel tempo. Il «Bosco Pennataro», pur non essendo considerabile un’area caratterizzata da una vetustà tipica, specialmente se raffrontato ad altre realtà forestali non solo nazionali, presenta situazioni locali di interessante valore in relazione alle dinamiche evolutive naturali ed è evidente come l’area sia candidata ad evolvere verso la vetustà in tempi ragionevoli.
2006
Conservazione della biodiversità, legno morto, vetustà, indicatori, evoluzione naturale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/3682
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