Il diritto è sempre più vicino alla pedagogia dei cu principi si intride anche in talune sentenze che devono far riflettere. La la funzione general-preventiva che taluni precetti, e forse soprattutto talune sanzioni, recano in sé, spinge a ritenere che la Magistratura deve continuare ad interessarsi al fondamentale tema dell’educazione, un tema delicato che invita a riflettere su un “mestiere” difficile. A dimostrarlo è una recente sentenza del Tribunale civile di Milano, che ha condannato i genitori di un gruppo di adolescenti, autori di violenze sessuali nei confronti di una dodicenne, a un risarcimento di 450 mila euro. La colpa di questi genitori, secondo il giudice, non sta nel non aver “seguito” adeguatamente i propri figli, ma nel non aver dato loro un'educazione ai sentimenti e alle emozioni nel rapporto con l'altro sesso. La novità della sentenza è proprio nella motivazione: i genitori sono stati condannati al risarcimento non per non aver insegnato delle regole ai figli, ma per non aver dato loro un'educazione ai sentimenti e al rispetto dell'altro. Si mette in evidenza, così, il tema della qualità dell'educazione, che non si esaurisce nel controllo o nell'imposizione di regole. La pronuncia si inserisce in questo nuovo approccio della giustizia ai problemi della società; e non può che salutarsi con favore una sentenza che percepisce l’urgente necessità dell’umanizzazione del diritto civile, che non può più essere quello formale dei glossatori, né quello dell’esclusiva tutela del patrimonio, dovendo oggi più che mai essere anzitutto “il diritto della persona”. Se i genitori hanno l’obbligo di educare, ancor di più il diritto, inteso come sistema di regole che disciplina i rapporti tra consociati, è chiamato a svolgere questa funzione. E non solo con specifico riferimento ai destinatari della regola impartita dal codice ed applicata dal magistrato, ma soprattutto in chiave general-preventiva.

Educazione e giurisprudenza

Marzullo R
2010-01-01

Abstract

Il diritto è sempre più vicino alla pedagogia dei cu principi si intride anche in talune sentenze che devono far riflettere. La la funzione general-preventiva che taluni precetti, e forse soprattutto talune sanzioni, recano in sé, spinge a ritenere che la Magistratura deve continuare ad interessarsi al fondamentale tema dell’educazione, un tema delicato che invita a riflettere su un “mestiere” difficile. A dimostrarlo è una recente sentenza del Tribunale civile di Milano, che ha condannato i genitori di un gruppo di adolescenti, autori di violenze sessuali nei confronti di una dodicenne, a un risarcimento di 450 mila euro. La colpa di questi genitori, secondo il giudice, non sta nel non aver “seguito” adeguatamente i propri figli, ma nel non aver dato loro un'educazione ai sentimenti e alle emozioni nel rapporto con l'altro sesso. La novità della sentenza è proprio nella motivazione: i genitori sono stati condannati al risarcimento non per non aver insegnato delle regole ai figli, ma per non aver dato loro un'educazione ai sentimenti e al rispetto dell'altro. Si mette in evidenza, così, il tema della qualità dell'educazione, che non si esaurisce nel controllo o nell'imposizione di regole. La pronuncia si inserisce in questo nuovo approccio della giustizia ai problemi della società; e non può che salutarsi con favore una sentenza che percepisce l’urgente necessità dell’umanizzazione del diritto civile, che non può più essere quello formale dei glossatori, né quello dell’esclusiva tutela del patrimonio, dovendo oggi più che mai essere anzitutto “il diritto della persona”. Se i genitori hanno l’obbligo di educare, ancor di più il diritto, inteso come sistema di regole che disciplina i rapporti tra consociati, è chiamato a svolgere questa funzione. E non solo con specifico riferimento ai destinatari della regola impartita dal codice ed applicata dal magistrato, ma soprattutto in chiave general-preventiva.
2010
Pedagogia; Diritto; Persona
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/47234
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