E’ agli struggenti versi del celebre “Addio ai monti”di Lucia che il Manzoni affida il sentimento di dolore che affligge ogni migrante, costretto dalla vita alla lacerante separazione dalla propria terra, dalla propria casa, dai propri cari. L’amore per il luogo d’origine è uno dei più forti ed intensi sentimenti umani e la protagonista dei promessi sposi, nella barca che la porta fuori dal suo lago, si immerge nei suoi pensieri e si fa interprete delle nostalgie che assalgono il cuore di tutti coloro che devono abbandonare la propria terra nel miraggio di un destino meno amaro. Il pensiero di uno strappo così doloroso rimanda alle immagini fotografiche che ritraggono i nostri migranti. Quelli che agli albori del ‘900 hanno sfidato l’Atlantico per fuggire dalla miseria, dalla sopraffazione, dalla fame.Chissà che non sia stato il ricordo dei nostri migranti, rievocato dai tanti che approdano sulle coste dell’Italia meridionale (quando non si inabissano nel Mediterraneo) che ha spinto il sindaco di Riace, ridente paesino dell’entroterra calabrese, ad avviare un progetto di accoglienza in favore di cittadini stranieri che arrivano nel nostro Paese sperando di garantire a sé stessi ed alle loro famiglie un futuro più decoroso. Il sindaco di Riace, infatti, è da anni impegnato in un fecondo progetto di solidarietà e accoglienza attraverso il quale la Calabria ha dato asilo a più di 600 immigrati cosiddetti irregolari, provenienti in prevalenza dal Kurdistan, dall’Eritrea, dalla Nigeria e dalla Somalia. Con fondi europei sono state ristrutturate le vecchie case del centro storico, magari costruite con i risparmi dei nostri migranti che lavoravano coltivando il sogno di una casa di proprietà, ed in una sorta di moto circolare le abitazioni sono arrivate ad altri migranti che generosamente danno alla nostra terra un importante contributo attraverso il loro lavoro.

Storie di emigrazione

Marzullo R
2010-01-01

Abstract

E’ agli struggenti versi del celebre “Addio ai monti”di Lucia che il Manzoni affida il sentimento di dolore che affligge ogni migrante, costretto dalla vita alla lacerante separazione dalla propria terra, dalla propria casa, dai propri cari. L’amore per il luogo d’origine è uno dei più forti ed intensi sentimenti umani e la protagonista dei promessi sposi, nella barca che la porta fuori dal suo lago, si immerge nei suoi pensieri e si fa interprete delle nostalgie che assalgono il cuore di tutti coloro che devono abbandonare la propria terra nel miraggio di un destino meno amaro. Il pensiero di uno strappo così doloroso rimanda alle immagini fotografiche che ritraggono i nostri migranti. Quelli che agli albori del ‘900 hanno sfidato l’Atlantico per fuggire dalla miseria, dalla sopraffazione, dalla fame.Chissà che non sia stato il ricordo dei nostri migranti, rievocato dai tanti che approdano sulle coste dell’Italia meridionale (quando non si inabissano nel Mediterraneo) che ha spinto il sindaco di Riace, ridente paesino dell’entroterra calabrese, ad avviare un progetto di accoglienza in favore di cittadini stranieri che arrivano nel nostro Paese sperando di garantire a sé stessi ed alle loro famiglie un futuro più decoroso. Il sindaco di Riace, infatti, è da anni impegnato in un fecondo progetto di solidarietà e accoglienza attraverso il quale la Calabria ha dato asilo a più di 600 immigrati cosiddetti irregolari, provenienti in prevalenza dal Kurdistan, dall’Eritrea, dalla Nigeria e dalla Somalia. Con fondi europei sono state ristrutturate le vecchie case del centro storico, magari costruite con i risparmi dei nostri migranti che lavoravano coltivando il sogno di una casa di proprietà, ed in una sorta di moto circolare le abitazioni sono arrivate ad altri migranti che generosamente danno alla nostra terra un importante contributo attraverso il loro lavoro.
2010
Migranti; Accoglienza; Solidarietà
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/47239
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