Il silenzio e le riflessioni sul suo einai si sono imposti all’attenzione dell’uomo d’ogni tempo, affidando ai più sensibili l’arduo compito di individuare il vero discrimen tra silenzio come assenza della parola e silenzio come λόγος. In un bellissimo saggio degli 50’, Luigi Heilmann ha affrontato il tema della distinzione tra “tacere” e “silère” in latino e, sia pure sotto il profilo più squisitamente linguistico, lo studioso è riuscito a mettere in evidenza che sileo e taceo, posti l’uno di fronte all’altro, sono l’espressione di due concetti contrapposti: il primo è « coscienza del silenzio come realtà in atto», mentre al secondo viene attribuito il significato dell’«assenza di qualcosa che da esso è negata». Perciò la differenza tra tacere e silere, tra άποσιωπάω e σιγάω, non si palesa solo sul piano linguistico, ma va molto oltre. Essa tradisce la sostanziale diversità che intercorre tra un atto che interrompe il flusso comunicativo, sfumando nel non detto, e un atto che, al contrario, è parola. Una parola capace di generare la più feconda tra le relazioni: quella tra l’uomo e il suo mondo, tra l’uomo e la sua anima, tra l’uomo e l’Assoluto.

I due volti del silenzio

Marzullo R
2010-01-01

Abstract

Il silenzio e le riflessioni sul suo einai si sono imposti all’attenzione dell’uomo d’ogni tempo, affidando ai più sensibili l’arduo compito di individuare il vero discrimen tra silenzio come assenza della parola e silenzio come λόγος. In un bellissimo saggio degli 50’, Luigi Heilmann ha affrontato il tema della distinzione tra “tacere” e “silère” in latino e, sia pure sotto il profilo più squisitamente linguistico, lo studioso è riuscito a mettere in evidenza che sileo e taceo, posti l’uno di fronte all’altro, sono l’espressione di due concetti contrapposti: il primo è « coscienza del silenzio come realtà in atto», mentre al secondo viene attribuito il significato dell’«assenza di qualcosa che da esso è negata». Perciò la differenza tra tacere e silere, tra άποσιωπάω e σιγάω, non si palesa solo sul piano linguistico, ma va molto oltre. Essa tradisce la sostanziale diversità che intercorre tra un atto che interrompe il flusso comunicativo, sfumando nel non detto, e un atto che, al contrario, è parola. Una parola capace di generare la più feconda tra le relazioni: quella tra l’uomo e il suo mondo, tra l’uomo e la sua anima, tra l’uomo e l’Assoluto.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12318/47240
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