In the 17th century, the cultural dimension of ‘discoveries’ led to aportrayal of the Italian territory and the places delegated to theidealization of its landscape, through identification of the compulsoryitineraries of Grand Tour travellers.Currently, a new portrayal is pressing due to the actual morphologicalsituation brought about during the great transformation of the territorythat occurred in the second half of the 20th century. The resolution of thegreat needs of the modern city, formal themes linked to limited resources,and the ecological dimension which has been ousted by long termplanning projections are all included in redeeming the dimension of thelandscape by incorporating it in architecture.In this context, after a long period where architecture and urban planninghave transformed the territory, we might call for a provocative “end ofthe landscape” to reposition priorities of the scale of architecture so as toplace new, precise structures in the framework of postmodernity.
Nel Seicento la dimensione culturale della scoperta ha consentito di rappresentare la componente estetica del territorio italiano identificando nei passaggi obbligati dei viaggiatori del Grand Tour i luoghi delegati alla idealizzazione del suo paesaggio. Nella condizione contemporanea si mostra urgente una nuova rivelazione connessa al riconoscimento dell’attuale componente morfologica disposta dalla grande trasformazione del territorio operata nella seconda metà del Novecento. L’estinzione delle grandi urgenze della città moderna, i temi connessi alla limitatezza delle risorse, la dimensione ecologica, esautorando le proiezioni urbanistiche a lungo termine, hanno incluso le indagini sul territorio nella dimensione salvifica del paesaggio inglobando in essa la scala dell’architettura. Questa, privata della necessità di rispondere ad una precisa esigenza funzionale ha avvolto il suo statuto linguistico nell’inseguimento di modelli riflettenti le pratiche espressionistiche dell’arte confluenti in un grado zero della sua scrittura riconoscibile in una ricorrente estetica della sparizione della sua presenza sul territorio. Il sistema dei collegamenti infrastrutturali e le dovute sinergie con l’esistente, la messa in sicurezza dei suoli in riparo al dissesto idrogeologico del territorio, il contenimento della dispersione urbana con la conseguente rimodulazione delle aree di margine, il restauro del Moderno, la demolizione di ampi brani di costruito, il recupero dei centri storici collinari, la reinterpretazione del patrimonio archeologico in una accezione di fruibilità contemporanea, delineano le propedeuticità di una chirurgica discesa di scala in opposizione alle estensive, quanto aleatorie, politiche di salvaguardia prive di gerarchie di intervento. In tale quadro, dopo la lunga stagione ad appannaggio delle scienze che si occupano del territorio, auspicare una provocatoria fine del paesaggio consente di riposizionare le priorità applicative sulla scala dell’architettura per la collocazione di nuovi puntuali tasselli nel quadro della postmodernità.
La fine del paesaggio / Russo, Antonello. - In: ARCHISTOR. - ISSN 2384-8898. - Extra 4/2018 T. Manfredi (a cura di), Voyage Pittoresque. I. Esplorazioni Esplorazioni nell’Italia del Sud sulle tracce della spedizione Saint-Non:supplemento di ArcHistoR 10/2018(2018), pp. 186-197. [http://dx.doi.org/10.14633/AHR103]
La fine del paesaggio
RUSSO, Antonello
2018-01-01
Abstract
In the 17th century, the cultural dimension of ‘discoveries’ led to aportrayal of the Italian territory and the places delegated to theidealization of its landscape, through identification of the compulsoryitineraries of Grand Tour travellers.Currently, a new portrayal is pressing due to the actual morphologicalsituation brought about during the great transformation of the territorythat occurred in the second half of the 20th century. The resolution of thegreat needs of the modern city, formal themes linked to limited resources,and the ecological dimension which has been ousted by long termplanning projections are all included in redeeming the dimension of thelandscape by incorporating it in architecture.In this context, after a long period where architecture and urban planninghave transformed the territory, we might call for a provocative “end ofthe landscape” to reposition priorities of the scale of architecture so as toplace new, precise structures in the framework of postmodernity.File | Dimensione | Formato | |
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